Alle 22.45 di mercoledì 9 agosto è partito l’applauso della piazza di Rio Marina.
I grandi battevano le mani, i piccoli soffiavano nei loro perepepé.
La Sirena Tirrena e il Ragazzo Pesce nuotavano verso l’orizzonte.
Noi tre sul palco ci guardavamo felici ed esausti: ce l’abbiamo fatta.
La nostra Elba del vicino era iniziata qualche mese prima partecipando a un bando che ci aveva portato a Rio Marina per una settimana: avevamo una missione da compiere.
Portare Perepepé all’Elba, coinvolgere le persone, conoscere e vivere i luoghi quanto basta da preparare un nostro spettacolo fortemente radicato sull’Isola.
– Pensarlo, scriverlo, allestirlo e metterlo in scena.
– Assorbire, vivere, ascoltare, prima.
– Poi scegliere, adattare, scrivere, provare.
– Infine suonare, cantare, disegnare e raccontare.
La preparazione degli spettacoli di Perepepé in genere vive con ritmi molto diversi. Gli spettacoli sono tanti e i musicisti coinvolti anche. Ci si scrive, ci si telefona, ci si confronta e poi si prova. E tutto avviene ben spalmato nel tempo.
Questa volta a Rio Marina, la parola chiave era intensità, immersione.
Eravamo in tre, Alice Marini, Tostoini ed io, avevamo sette giorni da vivere insieme in funzione di quello spettacolo. E quando dico “vivere” significa anche alzarsi presto per andare in kayak o andare a letto tardi per aver fatto il bagno in una grotta circondati da plancton luminescente. E quando dico “insieme” significa in tre in una stanza con i letti a castello, come a militare, come all’Interrail. Insieme come una squadra.
Sin dal primo momento sull’isola, avevamo capito che alcune persone incontrate il primo giorno si sarebbero rivelate determinanti per la nostra Elba. Ognuno di loro meriterebbe un post quindi per ora ci limitiamo a citarli, in ordine di apparizione: Alexia, Giacomo, Marianna, Suor Bea.
In questi giorni, qui a Rio Marina abbiamo incontrato i ragazzi del Grest di Suor Bea, qui nella grande Casa. Ci hanno aiutato a disegnare le scenografie colorando i Perepepesci. Ci hanno aiutato live nella colonna sonora dello spettacolo in cui erano a volte le onde e a volte il vento.
I bimbi hanno suonato e cantato con noi. Ci siamo sforzati di insegnargli il silenzio, ma come sempre è stato più facile il concetto di rumore.
Abbiamo distribuito oltre 60 coloratissimi kazoo (ribattezzati “perepepé”) che dovevano suonare insieme in un momento preciso dello spettacolo. E così è stato.
E abbiamo appreso e scolpito nel marmo le due leggi fondamentali del kazoo:
1) Se stai per dare un kazoo a un minore di anni 10, tutto quel che hai da dire diglielo prima della consegna.
2) Il kazoo è un oggetto capace di renderti indimenticabile sia dai bimbi che dai genitori. “Ah, è lei quello delle trombette? Piacere, senta io dopo du’ giorni gliel’ho dovute nascondere perché sa io ce ne ho due di bimbi e lei ha presente quanto baccano possono fare quei due con quei cosi?”
In questi giorni abbiamo girato l’isola per quanto possibile in così poco tempo. Sappiamo che c’è ancora molto da scoprire. Secondo me ci torneremo.
Abbiamo fatto il pieno di paesaggi, dettagli, colori, che sono finiti nelle illustrazioni che Tostoini ha preparato per il live. E in quella che ha disegnato sulla parete bianca del refettorio.
Abbiamo ascoltato storie e leggende, alcune delle quali sono finite al loro posto: dentro lo spettacolo “Rio, il ragazzo pesce e la Sirena Tirrena”.
Abbiamo incontrato musicisti e chiacchierato e suonato con loro, tra Rio Marina e Capoliveri.
Abbiamo recuperato una vecchia canzone dei minatori. L’abbiamo estratta dalle memorie, scavata fuori da un baule antico, l’abbiamo ripulita solo un poco dalla terra e dalla roccia e ora splende, nella voce di Marianna.
Sì, perché sul palco con noi questa sera ci saranno anche Marianna e Suor Bea. Giacomo ha dato forfait all’ultimo ma anche lui aveva un ruolo e una storia da narrare.
Ehi, ma quanto è lungo questo post?
Ma si usa ancora scrivere cose così lunghe?
OK, facciamo che questa è la prima parte.
Segue.