Ogni volta che debutta uno spettacolo nuovo le incognite sono tante. Sarà giusto il ritmo tra racconto e musiche? Non sarà troppo lungo magari? O forse è troppo corto? La voce del narratore sarà in equilibrio con il sound di una vera band (e una band assai potente stavolta)? Ma la domanda fondamentale è: li cattureremo? Gli piacerà?
Ebbene ora abbiamo le prime risposte. Lo spettacolo “Mistery Train” è certamente il più ricco e ritmato di tutti quelli portati in scena finora. La dinamica delle domande pescate “casualmente” dal cappello funziona benissimo. Ogni domanda/mistero ha una sua risposta che può essere una piccola spiegazione, una vera storia, un esempio musicale o un’intera canzone.
L’ingaggio pre show (“scrivete la vostra domanda e mettetela nel cappello”) funziona eccome: e le domande dei bambini aprono nuovi scenari anche durante lo spettacolo stesso. Da “Perché hai un cappello?” a “Perché suonare il blues a noi bambini?” fino a “Che differenza c’è tra blues e Hard rock”?
Le dimostrazioni degli strumenti “homemade agganciano”: il Protobasso Bicordo spacca. Il blues completamente improvvisato e con la storia costruita con tre parole scelte a caso dalla platea (New York, Balena, Mestolo) è stato decisamente divertente (“Brodo di plancton”, ora valutiamo se depositarlo in Siae).
Cosa cambieremo/aggiungeremo.
– Inseriremo uno spazio dedicato alla chitarra acustica, perché il blues rurale da quello nasce.
– Inseriremo il suono dell’armonica che in uno spettacolo in cui ci sono il blues e un treno è sano come un abbondante cacio sui maccheroni.
– Infine questo show ci sembra così bello e importante che non è davvero il caso di riservarlo solo ai giovanissimi. Iniziamo quindi a lavorare alla declinazione dello spettacolo destinata alle scuole medie e superiori. Sarà uno spettacolo di almeno un’ora e mezza in cui davvero si attraversa – suonando e ascoltando – la storia del blues.