C’è un orchestra molto speciale che gira il mondo senza strumenti. Funziona così. I musicisti arrivano nella città in cui è previsto il concerto e per prima cosa vanno al mercato. Comprano svariati kg di frutta e verdura, badando alle dimensioni, alla freschezza e alle sonorità. Poi si chiudono in teatro e tirano fuori coltelli, taglierini, pelapatate. E con grande pazienza costruiscono i loro strumenti. Li ascoltano, li accordano, li amplificano. Intanto il grande teatro apre le porte e all’ora prevista per il concerto, davanti a centinaia di persone incuriosite, i musicisti suonano… le verdure. Suonano esclusivamente strumenti costruiti in giornata con la verdura a km zero. Carote che diventano flauti, zucche che diventano percussioni, porri che diventano violini. Al termine del concerto, gli strumenti – ovviamente biodegradabili – vengono donati a chi ne fa richiesta che potrà scegliere di provare a suonarli o portarli a casa per farsi un minestrone.
Questa storia, che pare uscita dalla penna di un fantasioso autore per ragazzi o – se preferite – di un profeta del riciclo creativo, è invece assolutamente vera.
Aprite YouTube e cercate Vegetable Orchestra. L’ensemble esiste a Vienna da oltre 20 anni e si esibisce regolarmente in tutto il mondo. Ne fanno parte da artisti di diversa estrazione: musicisti ma anche scrittori, artisti visivi, designer. I generi musicali sono vari: jazz, dub, elettronica. Certo, intendiamoci, stiamo parlando di musica sperimentale. Nessun loro brano scalerà mai le classifiche (se non quelle dell’ortomercato, forse). Tuttavia potreste sorprendervi a ballare al ritmo di una tekno, scandita da zucche e zucchine.
Perché qui è il messaggio che conta. La musica è intorno a noi, costantemente, anche negli oggetti e nei rumori quotidiani. Basta tenere occhi e orecchie ben aperti e non dimenticarsi di essere creativi.
In fondo il concetto della Vegetable Orchestra, si può applicare anche a una scolaresca, ben guidata e ispirata, che può decidere di fare musica con banchi, fogli, gomme, matite e zaini. Basta scegliere dei suoni, ascoltarli, disciplinarli in una sequenza. Anche questa è musica, anche questa in fondo, può diventare arte.
Se vi capita, quindi non perdetevi un loro concerto. Iniziate guardando i loro video in rete o la loro performance al Ted-X di Bruxelles. Provate magari a fabbricarvi anche voi un cucumberphone, un melanzofono. O trasformate una semplice carota in un flauto. Se fallite, nessun problema. Potete sempre consolarvi con un fresco pinzimonio.
Articolo uscito su Zero14, inserto del sabato di Gazzetta di Modena.
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