Di quei giorni a Elba del vicino, noi tre, Alice, Roberta ed io, abbiamo conservato ricordi, pensieri, modi di dire e aneddoti. Tantissimi. Me ne concedo qui ora uno solo.
La mattina del terzo giorno a Rio Marina vado in paese con le locandine dello spettacolo sulla Sirena Tirrena per distribuirle ai negozi. Mi metto in testa un buffo cappello colorato di rosa.
Entro nei primi due negozi e prima che io dica nulla, mi accolgono sorridendo con queste parole: “Ecco l’artista!”
E mi spiegano che mi hanno riconosciuto dal cappello.
Semplice no?
Io intimamente godo e mi appunto la risposta a una domanda recente di mia figlia 15enne (“Padro, perché alla tua età ti vesti come un disadattato?”).
E poi penso penso a “Non ci resta che piangere” in cui è proprio il cappello che dà a Troisi la patente di artista, musicista, per la precisione. E allora tra me e me felice di questa rivelazione, inizio a canticchiare “Yesterday” usando solo le sillabe perepe.
E penso che abbiamo già una storia per uno spettacolo futuro.
Il cappello magico che – una volta indossato – “perepeppa” tutte le canzoni.